FASANO – E così la 14esima edizione di Fasano Jazz è in archivio. Venerdì scorso (10 giugno), con un doppio appuntamento, è calato il sipario sulla manifestazione organizzata dal Comune di Fasano sotto la sapiente regia del direttore artistico Domenico De Mola. Dopo i The Bumps, Roberto Gatto e Steve Hackett il concerto conclusivo, tenutosi sul sagrato della Chiesa Matrice, ha visto far passerella ad alcuni talentuosi musicisti locali. Una giusta e precisa volontà dell’organizzazione che ha affiancato questi ultimi a dei mostri sacri come Gatto e Hackett.

Ad aprire l’ultima serata sono stati i Master Funk Trio. Il gruppo è principalmente basato sull’estro e sul virtuosismo del chitarrista fasanese Carlo Losavio. Accompagnato dal batterista Mimmo Colucci e dal bassista Piero Boggia, Losavio non si è certo risparmiato mostrando tutta la sua bravura non solo di esecutore ma anche di autore. Ha svariato, come ama fare, in diversi stili musicali come il rock acoustic, la world music sino al jazz. Una scaletta che ha visto alternarsi brani storici come Temptation di Tom Waits, Caravan di Duke Ellington, Hey Joe e Little wing di Jimi Hendrix, Jean Pierre di Miles Davis e Blast di Marcus Miller ad alcune composizioni dello stesso chitarrista fasanese come Fly in the sea, Happy e A love called music (la title track del suo primo album da solista, frutto di 4 anni di duro lavoro). Per Losavio, già molto apprezzato dagli addetti ai lavori, la giusta consacrazione sul proscenio di Fasano Jazz.

A seguire il Neapolitan sound della tribute band Sciò Live. Sugli scudi alcuni grandi successi di Pino Daniele proposti da Vincenzo Scrimieri (voce), Giuseppe Sabatelli (sassofono), Nico Vignola (chitarre), Piero Boggia (basso), Max Voccoli (tastiere) e Antonio Colonna (batteria). Il loro progetto, ormai affermato, ha visto la partecipazione, per l’occasione di Rino Zurzolo (contrabbasso) e Joe Amoruso (tastiere). Questi ultimi due hanno condiviso proprio con Pino Daniele molti anni di tour e successi. E sono stati loro a trascinare la band in una serie di arrangiamenti che nulla hanno a che fare con i soliti scimmiottamenti che spesso ci si ritrova a sentire in questi casi. I brani, seppur successi intramontabili, hanno avuto tutti una loro sonorità unica, impreziosita spesso da assoli degli stessi Amoruso e Zurzolo. Si è preferito portare una scaletta “soft”, elegante, in cui ecco spiccare Sempe sera che si trasforma in Have you seen my shoes, Un giorno che non va, il medley comprendente Appocundria, Putesse essere allero e Je sto vicino a te. Si sogna con Anna verrà, I got the blues, Sulo pe parlà e Che ore so inframmezzate da Chi tene o mare dove protagonisti sono soltanto le tastiere di Amoruso e il contrabbasso di Zurzolo. Il gran finale è più ritmico con, in serie, Bella ‘mbriana, A me me piace o’ blues e Yes i know my way. Il bis è il giusto omaggio a Napoli e quando la band intona Napule è anche il pubblico si stringe attorno ad essa per un abbraccio in musica.

E’ l’ultimo capitolo dell’edizione 2011 di Fasano Jazz. Neanche a dirlo un grande successo. Di pubblico ma soprattutto di critica. E già si pensa alla prossima edizione e a sognare nuove emozioni.

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